27 de maio de 2008

Milanews nº 1


Attiviamo la Conversazione virtuale in preparazione del Convegno SLP-ELP che si terrà a Milano il 14 e 15 giugno 2008. Qui di seguito il primo numero gentilmente inviatoci dalla collega Marta Serra Frediani della ELP.
Si ricorda che i membri SLP possono inviare brevi scritti direttamente a Marta Serra Frediani, il cui indirizzo email è il seguente:
serrafrediani@telefonica.net


Moderación:
serrafrediani@telefónica.net


Presentación:
Acto sobre los límites y límites del acto

Marta Serra Frediani

Contribuciones:
Hacia las Jornadas SLP-ELP

Margarita Álvarez

Il limite della psicoanalisi post-moderna

Emilia Cece


Infonews:
Traducción simultanea

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Acto sobre los límites y límites del acto
Marta Serra


Encontraran, en este primer número de Milanews dos contribuciones que partiendo de temáticas aparentemente muy distintas -la psicosis y la post-modernidad- acaban encontrando su punto común en un significante: límite.

Ya sea en tanto límite a la invasión de goce, ya sea en tanto límite a la búsqueda desenfrenada del mismo, ambas autoras plantean que el psicoanálisis -vía la palabra- puede acompañar a un sujeto a establecer ciertos límites que hagan su vida habitable.

Para ello, lo dejan claro ambas contribuciones ¿de qué debe estar advertido el analista? De que su propio acto tiene también su límite.

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Hacia las Jornadas SLP-ELP
Margarita Álvarez

Los dos ejes de las próximas Jornadas de la SLP y la ELP (“Los efectos terapéuticos rápidos” y “Ciclos y puntos de capitón de la cura”) me llevaron a reflexionar sobre mi experiencia en el CPCT de Barcelona en relación a algunos casos de psicosis, todos ellos tratamientos ya concluidos que presentan ciertos elementos comunes: de entrada, era clara la existencia de un delirio cuya naturaleza persecutoria obstaculizaba en gran medida la relación del sujeto con los otros, había un alto nivel de angustia y el sujeto había rehusado seguir el tratamiento farmacológico que le habían prescrito en la red de salud mental, a la que había dejado de acudir. Necesitaban -decían- hablar de lo que les pasaba. Eran sujetos que se sostenían bien en el mundo de la palabra y estaban decididos a buscar una solución a su malestar. Después de escucharles en la primera consulta, propuse a cada uno de ellos iniciar un tratamiento. Los resultados terapéuticos se pudieron apreciar pronto y los tratamientos concluyeron al cabo de algunas sesiones, después de alcanzarse cierta estabilización. Voy a tratar de transmitir brevemente cómo esta última se produjo y para ello me centraré en dos de estos casos.

El primero, un hombre con una psicosis crónica de larga evolución que según decía “vivía en el mundo de su madre”, se sentía continuamente amenazado y perseguido por los otros cuando estaba “fuera de casa”. En la primera entrevista refirió los términos denigrantes con que su madre le trataba, semejantes a los que ésta había utilizado en relación a su padre. Una intervención por mi parte que apuntaba a relativizar el valor del discurso de su madre sobre su marido tuvo como efecto la recuperación de un recuerdo de su padre que le animaba a interesarse por las cosas del mundo. A partir de aquí se rebajó un poco la dimensión mortífera de la identificación al padre en que se sostenía y el sujeto inventó una manera de mantener cierto contacto con los otros sintiéndose protegido. El tratamiento duró cuatro sesiones.

En el segundo caso, se trataba de un hombre joven con un delirio místico de base paranoica que vivía prácticamente aislado para protegerse del Mal que inundaba su universo. Un recuerdo infantil surgido en la primera entrevista tocó ligeramente su construcción sobre el origen de sus problemas, lo que le llevó a concluir que lo que se siente o se piensa no es necesariamente verdad. Esto posibilitó un corte entre el retorno del goce a su cuerpo y la interpretación delirante que hizo cesar la angustia y permitió cierta estabilización tras un total de cinco sesiones.

En relación a la dirección de la cura, puedo decir que mis intervenciones apuntaron por lo general en cada uno de estos casos a tocar con precaución algún punto de la construcción que traía el sujeto con el objetivo de que pudiera encontrar un límite que frenara la invasión de goce. Este límite surgió al producirse cierto “barramiento”, podríamos decir, ortopédico de la figura del Otro con la que se relacionaba el sujeto, es decir, del Otro del goce. Las modificaciones realizadas sobre su construcción permitieron fijar un punto de detención que cerró, en ambos casos, ese primer ciclo de tratamiento con evidentes efectos terapéuticos.

Esta solución no era nueva para mí. La había observado en otros casos. Pero fue una sorpresa encontrar estas rápidas estabilizaciones en sujetos delirantes. No hay duda de que la psicosis, más proclive que la neurosis a la invención, puede llegar a estabilizarse en ocasiones rápidamente. El analista no puede decir al sujeto cómo hacerlo pero debe estar a su lado como ayuda contra la irrupción de un goce que le impide encontrar una vía de solución.

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Il limite della psicoanalisi post-moderna
Emilia Cece
Si è soliti caratterizzare l’epoca post moderna per il virtuale, per questa peculiare solitudine che consente incontri simultanei con partner inesistenti ed al tempo stesso, tanto reali. Il problema politico di conseguenza, grazie al virtuale, sembra consistere in una spinta alla derealizzazione che deriva dalla omologazione dell’ordine simbolico sia esso dell’uomo o della macchina, sempre più spersonalizzato, anonimo.

Il linguaggio degli adolescenti in m.s.n., infarcito di neologismi condivisi dal branco ne è il versante reale, il fenomeno del cuttering, disperata strategia di riprendere contatto con il Reale, ne è la conseguenza clinica.
Cosa ne è dell’inconscio in un mondo tanto invaso dal reale? Casa è cambiato dalla Traumdeutung freudiana, in cui il sogno era realizzazione di un desiderio? Già nel celebre sogno: "Padre, non vedi che brucio!" ne vediamo spuntare una nuova funzione solo in apparenza secondaria, quella di un sogno che non soddisfa.
Se il sogno non soddisfa, è un incubo, accade che se esso si avvicina troppo alla realtà, non consente il risveglio. Il sonno, come altra scena si avvicina alla realtà con un affetto simile a quello provocato da "Second life", la realtà virtuale che si è trasformata in incubo, in un tempo molto più breve del previsto.
Nel sogno freudiano, un figlio morto sveglia il padre dal suo sonno anzi, ne risveglia il rimorso, poiché il padre aveva affidato il compito della veglia ad un alter ego che come lui aveva dimostrato di non essere all’altezza del suo compito.
J. Lacan, nel suo XI Seminario, sottolinea come non vi si debba notare tanto che il figlio viva ancora, ma piuttosto che attraverso il sogno si dipinga un al di là, nel quale il desiderio si manifesta come perdita fatta immagine. Nota acutamente, che la ripetizione, il rito commemorativo, può cogliere questo incontro immemorabile, dato che nessuno può dire cosa sia la morte di un figlio se non un padre in quanto padre. Vale a dire, nessun essere cosciente. Nella frase del sogno, possiamo riconoscere così il rovescio della coscienza del padre che mette in luce la necessità di una ripetizione dell’incubo spinta sino all’infinito. Tale ripetizione, punterebbe all’ infinito se nel sogno non emergesse, con prepotenza, un limite.
La questione del limite è preziosa nell’insegnamento di J. Lacan ed è di grande attualità, visto che il non incontrare un limite mette a rischio i soggetti.
La relazione tra immagine, schermo del reale ed infinito è stata cara a Lacan fin dal 1957. Al tempo de “La questione preliminare ad ogni possibile trattamento delle psicosi”, egli definisce la struttura nello schema R, uno schermo definito per introdurre l’asimmetria ed il concetto di infinito nella topologia del soggetto.Nel descrivere lo schema R, introduce una fascia obliqua che taglia il campo della realtà, facendo della Urbild una tappa fondante dell’articolazione tra aspetti ideali e simbolici resi dinamici già ai tempi dallo schema R.
Lacan successivamente ha aperto la psicoanalisi a successivi momenti logici, meglio articolati intorno all’oggetto piccolo a, attraverso l’insiemistica, i cerchi di Eulero, la topologia e la raffigurazione Borromeica. Con la topologia ha recuperato la dimensione dell’infinito come ricorsività e ripetitività ed ha rappresentato il soggetto nella sua evoluzione e nella sua contemporaneità. Il problema dell’articolazione tra inconscio e linguaggio da una dimensione spazio-temporale si è così spostato verso il problema del continuo e del discontinuo, vale a dire verso una logica che possiamo considerare propria del transfert.
In questo senso, possiamo dire che la psicoanalisi dell’ultimo insegnamento di J. Lacan, è già una psicoanalisi post moderna che mette in evidenza ciò che ci differenzia dal cognitivismo: la coscienza viene sganciata dalla traccia dell’incontro con il reale.
Oggi è necessaria una psicoanalisi orientata dal reale, una pratica nuova che miri a circoscrivere l’impossibile a dirsi di ogni soggetto, prendendo in conto per ognuno un resto non rappresentabile, la possibilità di incontrare un limite del dire.
Se le modalità di rispondere della ripetizione del trauma di ogni soggetto è improntata al molteplice, alla disaggregazione e al disinserimento, come psicoanalisti dobbiamo prendere in conto che la solitudine ne è un prodotto finale.
La rottura del patto tra il dire e la verità che si evidenzia nel mondo virtuale ma anche in molti altri mondi di cui facciamo quotidianamente esperienza, comporta una certa impasse del soggetto che smarrito nella rete dei significanti, non trova il nome della propria sofferenza, ma solo significanti anonimi.
Ansia, depressione, anoressia, panico, stress, sono alcuni di questi significanti che non riescono a circoscrivere il reale, non adeguati a cogliere quel resto particolare che funge da limite alla serie infinita ed attraverso cui costruire un legame sociale.

Ne deriva è un tratto masochistico della sopportazione del soggetto, che implica la presenza di un evento sadico insistente, effetto immateriale che poggia sul godimento del soggetto e differisce attraverso un gioco ripetitivo l’incontro con il passaggio all’atto, con il passaggio ad una sessualità “debole”, confusa, non garantita da norme edipiche.
Siamo continuamente esposti al rischio che la ricerca di un godimento impossibile spinga verso l’al di là dei limiti e della legge. E’ un punto cruciale per la psicoanalisi: visto che nel reale tutto è possibile, dobbiamo ancora fare spazio al soggetto supposto sapere di fronte all’avanzata del soggetto supposto godere?
La nostra pratica che ha avuto inizio con l’ipnosi, con quella tecnica di presa sullo sguardo che si dispiega tra sonno e risveglio, si indirizza oggi all’ intervallo logico tra il momento dello sguardo ed il momento per concludere.
L’ analista deve porsi il problema di come recuperare il desiderio preso nella rete del consumo di mercato e restituirlo al soggetto. Partire da un piacere del dire spinto sino al massimo limite per ottenere un risveglio del soggetto.
Non sappiamo dove siamo diretti con questa precarietà delle forme sociali e della politica, ma certamente credo che sia già inaugurata un’epoca di disorientamento, di suggestioni, di attenzioni deviate verso gli oggetti del mercato più che agli effetti prodotti dal consumo.
Io propongo di rivolgere invece, a rovescio, l’attenzione sui resti, su ciò che esce piuttosto che su ciò che entra nel dispositivo analitico, di pensare alla possibilità di un risveglio ed a ciò che resta dopo l’incontro con il limite, limite della parola innanzitutto e del transfert che concerne l’etica.
Oggi, i resti inutili sono il vero problema attuale dell’umanità: resti tossici, bellici, illeciti, dimenticati…resti accumulati e sconosciuti.
Tutto ciò che resta del godimento consumato fa orrore ed il destino dell’umanità sembra legato molto più al destino dei resti che al prodotto da consumare, che può essere a sua volta il resto non consumato.
E’ oggi importante rivolgere l’attenzione a ciò che resta di tutta l’esperienza analitica.
Pensare oggi ad una psicoanalisi liquida significa pensare che il transfert possa veramente essere liquidato, che resti da questa manovra qualcosa che opera un cambiamento sul versante dell’analizzante a causa di ciò che è stato l’analista.

Da qui possiamo ripensare un’etica del limite, potremo così considerare che la psicoanalisi e gli psicoanalisti producono dei resti con la loro pratica clinica e che il domani di tutti potrebbe essere favorito politicamente e socialmente da questi resti che noi siamo.

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Infonews

Milanews les traerá contribuciones en dos lenguas: italiano y español. Eso puede ser un poco difícil para algunos pero, tranquilos, en Milán habrá traducción simultanea en todas las salas.


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